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TERRITORIO

La natura della roccia e la stratificazione del suolo influenzano direttamente il comportamento delle piante, in quanto influiscono sull’assorbimento dell’acqua e degli elementi minerali. La vite è fra le piante più sensibili al mutare di queste condizioni pedoambientali e anche se possiede una certa rusticità, che le permette di adattarsi ai suoli più disparati, risponde fisiologicamente in modo diverso anche a limitate variazioni.

Questa particolare risposta fa sì che ogni vigneto e quindi il vino che ne deriva, rappresenti un’unità inscindibile con il territorio che l’ha generato divenendo un patrimonio naturale unico e irriproducibile.
Sono queste le motivazioni per le quali abbiamo ritenuto giusto vinificare distintamente le nostre uve conservando in purezza l’espressione del sito di origine.

Per meglio descrivere il nostro comprensorio dobbiamo far notare che non tutti i suoli coincidono per caratteristiche e formazione con i suoli che vi abbiamo descritto nel precedente capitolo. Bisogna infatti fare un distinguo tra suoli autoctoni, cioè formati in loco e suoli alloctoni, che formatisi altrove, vengono trasportati dalle acque e poi sedimentati. I primi rappresentano quelli che vi abbiamo già descritto, sui quali insiste la nostra viticoltura. I secondi invece sono suoli formati da recenti alluvioni per opera di torrenti che hanno trasportato argille provenienti da colline moreniche. I suoli così formati sono completamente privi di scheletro e composti essenzialmente da argille molto compatte che vanno a costituire un profilo profondo, uniforme e privo di stratificazioni. L’alta fertilità e l’abbondante disponibilità idrica di questi siti, permette una viticoltura più rigogliosa e quindi orientata verso obiettivi enologici diversi.

Delle medesime caratteristiche sono i colluvi, i quali sono formati da argille provenienti dall’erosione superficiale dei pendii morenici. Questi tipi di suoli si depositano ai piedi delle colline andando a ricoprire i terrazzi eocenici lungo una stretta fascia.

Si presenta così un territorio differenziato in due tipologie ben distinte di suoli, tra i quali quelli derivanti dall’alterazione in loco della roccia rappresentano per noi i siti viticoli più importanti.

ORIGINE DEL TERRITORIO

La natura della roccia e la stratificazione del suolo influenzano direttamente il comportamento delle piante, in quanto influiscono sull’assorbimento dell’acqua e degli elementi minerali. La vite è fra le piante più sensibili al mutare di queste condizioni pedoambientali e anche se possiede una certa rusticità, che le permette di adattarsi ai suoli più disparati, risponde fisiologicamente in modo diverso anche a limitate variazioni.

Questa particolare risposta fa sì che ogni vigneto e quindi il vino che ne deriva, rappresenti un’unità inscindibile con il territorio che l’ha generato divenendo un patrimonio naturale unico e irriproducibile.
Sono queste le motivazioni per le quali abbiamo ritenuto giusto vinificare distintamente le nostre uve conservando in purezza l’espressione del sito di origine.

Per meglio descrivere il nostro comprensorio dobbiamo far notare che non tutti i suoli coincidono per caratteristiche e formazione con i suoli che vi abbiamo descritto nel precedente capitolo. Bisogna infatti fare un distinguo tra suoli autoctoni, cioè formati in loco e suoli alloctoni, che formatisi altrove, vengono trasportati dalle acque e poi sedimentati. I primi rappresentano quelli che vi abbiamo già descritto, sui quali insiste la nostra viticoltura. I secondi invece sono suoli formati da recenti alluvioni per opera di torrenti che hanno trasportato argille provenienti da colline moreniche. I suoli così formati sono completamente privi di scheletro e composti essenzialmente da argille molto compatte che vanno a costituire un profilo profondo, uniforme e privo di stratificazioni. L’alta fertilità e l’abbondante disponibilità idrica di questi siti, permette una viticoltura più rigogliosa e quindi orientata verso obiettivi enologici diversi.

Delle medesime caratteristiche sono i colluvi, i quali sono formati da argille provenienti dall’erosione superficiale dei pendii morenici. Questi tipi di suoli si depositano ai piedi delle colline andando a ricoprire i terrazzi eocenici lungo una stretta fascia.

Si presenta così un territorio differenziato in due tipologie ben distinte di suoli, tra i quali quelli derivanti dall’alterazione in loco della roccia rappresentano per noi i siti viticoli più importanti.

PEDOGENSI

La pedogenesi è il processo di alterazione geologica della roccia madre che porta alla formazione del suolo. Qualsiasi substrato roccioso tende nel tempo a raggiungere un equilibrio relativamente stabile con l’ambiente esterno e in particolare con l’atmosfera, attraverso lente e profonde modificazioni fisico-chimiche.

La formazione di un suolo attraversa vari stadi che hanno inizio da una frammentazione fisico meccanica esercitata dal clima attraverso forti escursioni termiche che determinano la fessurazione della roccia rendendola accessibile all’acqua piovana. Le rocce, essendo costituite da strati di minerali diversi, tendono a subire forze di dilatazione diverse al loro interno, disgregandosi a partire dalla superficie esterna, maggiormente esposta al gelo e al disgelo. A questo processo va a sommarsi la decomposizione chimica della roccia dovuta all’azione solvente dell’acqua, che contenendo acido carbonico esercita un’azione di solubilizzazione del carbonato di calcio contenuto nei minerali. Le rocce, così decalcificate, diventano più fragili e iniziano a liberare gli elementi minerali indispensabili all’insediamento dei primi colonizzatori del suolo che sono i vegetali minori. I primi organismi ad insediarsi sono i muschi e i licheni che, producendo particolari enzimi, riescono a degradare biologicamente i minerali per estrarre gli elementi utili alla formazione della loro biomassa. Il naturale ciclo biologico di questi vegetali elementari permette la formazione di un sottile strato organico, rendendo il suolo capace di ospitare vegetali di superiori esigenze nutritive.

Così, progressivamente, attraverso l’azione combinata dei fenomeni descritti, arriviamo ad una profonda alterazione dei minerali originari e alla formazione della frazione organica che costituisce la premessa e la base dello stato di fertilità.

Con ritmi lentissimi e nel corso di millenni si assiste alla differenziazione graduale del terreno in strati ed in orizzonti dovuti allo spostamento differenziato di alcuni elementi dall’alto verso il basso.

Volendo semplificare, possiamo identificare in un profilo, tre distinti orizzonti:

Il primo, il più superficiale, chiamato orizzonte eluviale è il più ricco in sostanza organica umificata e possiede una maggior attività microbiologica. Di colore più scuro, subisce l’azione dilavante dell’acqua che va a lisciviare i carbonati di calcio negli strati più profondi. Le argille presenti, formatesi dalla decomposizione dei silicati, sono frammiste ad uno scheletro sassoso che può rappresentare il 50% del volume.

Il secondo orizzonte, denominato illuviale, costituisce la zona in cui vanno ad accumularsi i carbonati e alcuni cationi come il ferro, l’alluminio e altri elementi minori che costituivano la roccia madre.

Infine abbiamo l’ultimo strato, il più profondo, denominato substrato pedogenetico, costituito puramente da roccia indecomposta così come si presentava lo strato superficiale all’inizio della degradazione.

Il profilo attuale non rappresenta il punto finale dell’evoluzione del suolo in quanto il processo di alterazione continuerà fino ad interessare strati sempre più profondi della roccia arrivando a formare suoli via via più argillosi, scuri, per l’accumulo di sostanza organica e dotati di un moderato scheletro limitato a dei minerali duri, non alterabili, come i graniti e i quarzi.

Questa lenta evoluzione del suolo si chiama ferrettizzazione e si svilupperà ancora per migliaia e migliaia di anni fino a quando altri movimenti orogenetici modificheranno la superficie della crosta terrestre o altre glaciazioni ricopriranno il territorio di ulteriori materiali rocciosi provenienti dalle Alpi.

CLIMA

La nostra area geografica rappresenta un importante zona di convergenza e smistamento delle masse di aria di origine marittima e continentale, secche e umide, fredde e temperate, determinando una continua alternanza climatica.

I venti freddi continentali provenienti da est (Bora) e quelli mediterranei da scirocco, più umidi e caldi, si concentrano in diversi periodi dell’anno. Nel periodi in cui la vite compie il proprio ciclo vegetativo riscontriamo, nella media delle annate, delle primavere umide e piovose, delle estati temperate siccitose e degli autunni freschi e siccitosi che si alternano ad altri piovosi. Proprio quest’ultima stagione con le relative condizioni climatiche alternate proietta la nostra zona per assimilazione, ora in un contesto europeo-continentale, ora in un contesto nord-mediterraneo.

La vocazione viticola del territorio è dovuta per gran parte ai venti freschi e secchi (Bora) che, scendendo da est dall’ampio solco vallivo aperto nei monti della Slovenia, raggiungono l’altopiano dell’Isonzo. Questi venti prevalenti, oltre a consentire una buona escursione termica ed indirettamente un maggior irraggiamento solare, permettono una maturazione più lenta delle uve.

AREA DI PRODUZIONE

I 67 ettari della superficie vitata dell’azienda sono situati nel comune di Mariano del Friuli, all’interno della zona a denominazione di origine Friuli Isonzo. La zona si trova sul lembo più orientale dell’Italia settentrionale a ridosso del confine con la Slovenia. Verso sud dista non più di 20 km dal Mare Adriatico, mentre ad una trentina di chilometri in direzione nord iniziano le prime pendici delle Alpi.

All’interno del comprensorio isontino, la nostra realtà produttiva fa parte di un ampio terrazzo situato sulla riva destra del fiume Isonzo, denominato “Rive alte”; esso è caratterizzato da una comune natura pedologica.

Dalla immagine satellitare riportata a fianco, si può notare come quest’area, circoscritta in rosso, manifesti una debole colorazione rossiccia per l’alto contenuto in ossidi di ferro.